LABORATORI INCONTRI RICERCA

 

Cosenza
febbraio - aprile 2012

Armando Punzo, Mercuzio non vuole morire – 2/5 febbraio
Massimo Munaro, Giulietta e Romeo – 30/31 marzo, 1 aprile 

Armando Punzo
MERCUZIO NON VUOLE MORIRE
laboratorio per un progetto in divenire condotto da Armando Punzo
argomenti, metodi, pratiche creative e condivisione di un'esperienza teatrale innovativa

Romeo:
Basta, basta, Mercuzio! Tu parli di niente.

Mercuzio:

Giusto, giusto io parlo dei sogni
che sono figli di una mente vagabonda
pieni soltanto di vana fantasia,
che ha meno sostanza dell’aria
ed è più incostante del vento
che ora corteggia le gelide gole del nord
e poi furibondo fugge lontano
tornando al sud in cerca di calore»
(Tratto da Romeo e Giulietta, W. Shakespeare)

È in questo preciso istante che muore Mercuzio. Tebaldo in seguito affonderà la spada nel corpo di un uomo, ormai svuotato del suo valore più grande: la capacità di sognare. Mentre i Montecchi e i Capuleti si disputano, i loro migliori figli muoiono. Sono le parole di Romeo che uccidono il disilluso, lo “spirito libero” della storia di William Shakespeare. Perché il poeta si è arreso alla realtà? Perché ha smesso di sognare? Perché non è riuscito a staccarsi dalla tragedia della quotidianità? Forse è a causa della morte di Mercuzio, che ora diventa simbolo della fantasia, dell’immaginazione, della voglia di volare, della leggerezza, che si consuma il dramma di Romeo e Giulietta? È la pesantezza di Romeo che tarpa le ali alla mente vagabonda di chi, a tutti i costi, vuole parlare dei sogni. Ma cosa resta a un uomo se gli si toglie la speranza?E se Mercuzio, oggi, potesse prendere parola e andare contro le intenzioni del suo stesso padre-autore, cosa direbbe? Forse vorrebbe lanciare una sfida al suo creatore, forse vorrebbe pronunciare le parole di Romeo: “Ma è con le ali dell’amore che ho volato fino a raggiungerti/ le mura di pietra non possono fermare gli amanti/ e ciò che Amore vuole Amore lo tenta sempre!”. Forse dedicati alla poesia, anziché a Giulietta, fatti dire al poeta, all’attore, all’artista, questi versi avrebbero assunto un significato immortale.
Armando Punzo 

Da questi pensieri Armando Punzo, fondatore della Compagnia della Fortezza comincia la sua ricerca per un nuovo lavoro. È da questa forte esigenza, dalla voglia di continuare a sognare, dal non volersi arrendere alla realtà, che trova forza propulsiva il progetto “Mercuzio non vuole morire”.
Un progetto lungo ed articolato, fatto di numerose tappe in diverse città italiane e incontri diversificati per utenze, contesti, modalità di conduzione e durate, percorsi creativi che confluiranno tutti in un unico grande progetto, forte proprio delle sue eterogenee influenze.

ARMANDO PUNZO

L’esperienza della Compagnia della Fortezza nasce più di 20 anni fa nel Carcere di Volterra da un’idea di Armando Punzo, suo attuale regista e direttore artistico. È attualmente composta da circa 50 detenuti attori. La Compagnia, nei suoi anni di vita ha messo in scena circa 19 spettacoli, tra cui ricordiamo memorabili edizioni del MARAT SADE, de I NEGRI e de I PESCECANI OVVERO COSA RESTA DI BERTOLT BRECHT, e ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come il Premio UBU (quattro volte), il Premio Associazione Nazionale Critici Teatrali, il Premio Carmelo Bene della Rivista “Lo Straniero”, il Premio Europa Taormina Arte, il Premio per la Cultura Contemporanea della Regione Toscana, il Premio Speciale Biglietto d’Oro Agis. Dopo anni di sporadiche apparizioni all’esterno del carcere, a partire dal 2003, grazie all’applicazione dell’art. 21, la Compagnia della Fortezza, è regolarmente in tournée, invitata nei più importanti e prestigiosi cartelloni di festival e teatri italiani. Attualmente Armando Punzo lavora alla realizzazione del suo sogno “impossibile”: realizzare un teatro stabile in carcere.
www.compagniadellafortezza.org/


 

Massimo Munaro - Teatro del Lemming
I CINQUE SENSI DELL’ATTORE
GIULIETTA E ROMEO

Da molti anni il Teatro del Lemming conduce un percorso teatrale, unico nel panorama italiano, che si caratterizza per il coinvolgimento drammaturgico e sensoriale degli spettatori. Questa indagine, ricollocando al centro dell’esperienza teatrale la ritualità e il mito, si pone anche come ricerca sui profondi movimenti emotivi che le figure archetipiche inevitabilmente suscitano in coloro che le frequentano. Su queste basi il Teatro del Lemming è andato sviluppando, negli anni, un proprio processo pedagogico, un metodo tanto spesso imitato quanto più spesso malinteso.
“Per noi l’ATTORE piuttosto che un guitto che si pavoneggia per un’ora sulla scena e di cui poi non si sa più nulla (W.S.) deve essere inteso, etimologicamente, come una GUIDA – colui che conduce lo spettatore in quell’altrove che costituisce da sempre lo spazio del teatro.
Per essere in grado di costituirsi come GUIDA, l’ATTORE deve innanzi tutto affinare le sue capacità di ASCOLTO – ADEGUAMENTO – DIALOGO. Questi tre principi sono da noi sviluppati contemporaneamente in quattro diverse direzioni: su di sé, sui compagni, sullo spazio che li ospita, sullo spettatore. Lo strumento principale della ricerca dell’attore è per noi il corpo. Il senso/i sensi del corpo. Corpo non più inteso come protesi di un’intelligenza che dovrebbe guidarlo, ma nella sua pienezza animistica, in quella nudità sorprendente che conduce alla nudità di sé e, forse, alla verità dell’incontro con altre anime e corpi. I cinque sensi dell’attore, indagati separatamente e poi in continua sinestesia fra loro, sono per noi, oltre che un appello alla pienezza della vita, una via d’accesso all’altrove del teatro e alle capacità creative dell’attore.Nella sua relazione ravvicinata ed intima con se stesso, con i compagni, con lo spazio e con lo spettatore l’attore è qui indotto ad una messa a nudo radicale, ad una ricerca personale e tecnica che passa per una disponibilità assoluta all’ascolto e all’attenzione di sé e dell’altro.”
Ai partecipanti, durante il lavoro, è richiesto:
- indossare degli abiti bianchi e neri;
- portare un quaderno ed una penna;
- portare una coperta (da utilizzare anche durante il lavoro);
- portare una traduzione di ROMEO E GIULIETTA di W. Shakespeare che occorrerà già avere letto e che sarà tema drammaturgico del laboratorio;
- portare una benda nera.

MASSIMO MUNARO (Rovigo, 1962)
Nel 1987 si diploma alla Accademia Teatrale di Padova diretta da Arnoldo Foà e Costantino De Luca. Nello stesso anno fonda a Rovigo il TEATRO DEL LEMMING di cui è musicista, attore e regista. Come musicista collabora con Giorgio Barberio Corsetti per il quale scrive le musiche di scena, che suona dal vivo, di AMERICA (1992) e per La Piccionaia per la quale scrive le musiche di scena di MAGRITTE (1993). Collabora con l’Interensemble musica associati di Padova per il quale scrive numerose composizioni da camera. Dopo una lunga attività laboratoriale realizza per il Teatro del Lemming, tra il 1992 e il 1993, lo Studio d'Ambiente UNA SOLA MOLTITUDINE e lo spettacolo, rimasto incompiuto, GALILEO. Nell'ottobre dello stesso anno, muore il co-fondatore del gruppo Martino Ferrari, a lui sarà dedicato il Festival Opera Prima a Rovigo. Nel novembre 1996 Massimo Munaro riceve, nell'ambito dei Premi Ubu, per l'attività del Festival Opera Prima, di cui è direttore artistico, il Premio Giuseppe Bartolucci. Nel 1994 presenta CINQUE SASSI, dalla omonima raccolta di poesie di Marco Munaro. Lo spettacolo è segnalato, come migliore spettacolo dell'anno, dal critico Franco Quadri al Premio Ubu 1994. Il TEATRO DEL LEMMING, il gruppo che ha fondato e di cui è regista, si propone ormai fra i gruppi di punta della cosiddetta generazione degli anni novanta. Del 1997 è EDIPO - Tragedia dei Sensi per uno spettatore (che riceve sette segnalazioni al Premio Ubu 1997) cui seguono DIONISO - Tragedia del Teatro (maggio 1998), AMORE E PSICHE - Una favola per due spettatori (giugno 1999), ODISSEO - viaggio nel teatro (agosto 2000), e come post-fazione A COLONO - rito augurale per spettatore solo (2001) e L’ODISSEA DEI BAMBINI – viaggio nel teatro per venti bambini di tutte le età (2003). Con questi lavori si realizza per il gruppo una nuova fase che ha dato luogo ad una Tetralogia sul Mito e lo spettatore che proietta Munaro verso una ricerca inedita ed entusiasmante caratterizzata dal coinvolgimento diretto, sensoriale e drammaturgico degli spettatori. Dal 2002 il Lemming gestisce a Rovigo uno spazio teatrale denominato Spazio Lemming. Nel gennaio 2003 scompare improvvisamente, dopo una breve e violenta malattia, Roberto Domeneghetti fra i protagonisti principali dell’attività del Lemming di questi anni. A lui dedica NEKYIA – Inferno Purgatorio Paradiso, libera e radicale reinvenzione delle tre cantiche dantesche. Con questo lavoro si apre una nuova fase di ricerca del regista per il Teatro del Lemming, che da qui ripensa la relazione attori e spettatori non più a favore del singolo spettatore partecipante, ma in direzione di una, seppure ristretta, comunità.Dal 2008 è direttore artistico del Teatro Studio spazio che il Comune di Rovigo ha concesso in gestione triennale al Lemming.
Nel Novembre 2008 è invitato dalla Biennale Teatro di Venezia a dirigere un laboratorio sul Mito di Antigone all’interno di MEDITERRANEO Laboratorio Internazionale del Teatro. Nel 2009 realizza ANTIGONE (prodotto dalla Biennale Teatro di Venezia) e nel 2010 AMLETO. Realizza a Venezia la prima parte del progetto denominato: L’EDIPO DEI MILLE.
www.teatrodellemming.com


DATE

2/5 febbraio2012
Laboratorio
Mercuzio non vuole morire

Centro Ludico Didattico Cucusettete - Via Padre Giglio - Cosenza

30 marzo / 1 aprile2012
Laboratorio
Romeo e Giulietta

Centro Ludico Didattico Cucusettete - Via Padre Giglio - Cosenza